Tra Eugenio Montale (l’Orso) e Maria Luisa Spaziani (la Volpe)

Una specie d’amore

…“Il diuturno motivo della gioia creaturale, della positività, dell’energia nascosta anche nelle piccole rivelazioni quotidiane è quello che più a fondo connota l’intera poesia, e, perché no? l’intera vita di Maria Luisa Spaziani… In una sorta di rispettoso e ammirato controcanto al suo stesso grande mentore di sempre, il disilluso e scettico Montale”.

E ancora…

…“La traversata dell’Oasi” del 2002 è un volume composto da ben 180 liriche che vedono in un contrastato e intenso amore vissuto nella vecchiaia il coronamento e l’apice dei tanti affetti della vita”.

(Daniele Piccini in “Italiane” volume III -pagine 269-271)
A cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Dipartimento per le Pari Opportunità – Volume III
Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria – Anno 2004


Una specie d'amore
Maria Luisa Spaziani (1922-2014)

Una storia di feeling, di condivisione, forse anche di amore, quella tra due poeti che giocavano con i soprannomi: lui “Orso”, lei “Volpe”: creativi che affidarono alla poesia sentimenti profondi e talvolta negativi, quali lo smacco, il “male di vivere”, o il dichiarare “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”: si tratta dell’interpretazione personalissima di un mondo oggettivo, ma anche di un’apertura agli squarci su una dimensione “privata” attraverso un linguaggio colto e apparentemente scarno (in lui, Montale); talvolta discorsivo, ma intenso di sentimenti, in lei (Spaziani).

Una storia d’altri tempi: nel contesto storico del Novecento, il “secolo breve”, tragicamente e splendidamente diverso, abbastanza lontano ormai dal nuovo secolo: un’altra mentalità, fondata su valori irrinunciabili, intensamente fiduciosa nelle capacità di trasmettere messaggi, importante per la ricerca della felicità, nonostante gli eventi catastrofici verificatisi uno dopo l’altro.

Nel secolo scorso, costumi diversi da quelli del tempo attuale, che si rivela come più disordinato e caotico, progredito ma talvolta intriso di banalità, dove la cultura autentica appartiene solo ad un’èlite, e l’istruzione di massa appare, in alcuni casi, insufficiente.

Il “secolo breve” era diverso, velocemente trascorso tra guerre distruttive, ingiustizie, gravi attacchi all’umanità, conflitti mondiali. Eppure l’uomo subiva le deflagrazioni e le persecuzioni mantenendo l’esigenza di difendere il proprio privato. La società cambiava, gli ideali sopravvivevano. La poesia sperimentava varie correnti. L’ermetismo, uno dei momenti più significativi della creazione poetica, denunciava “il male di vivere”, lo stemperava in versi “secchi come un ramo” (Montale): “Codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che NON siamo, ciò che NON vogliamo”. Uno stile scabro ed essenziale, asciutto, sicuramente nuovo nell’esperienza poetica e decisamente moderno.


Un sodalizio non solo intellettuale

L’occasione per conoscere Montale cade nel gennaio 1949, quando l’autore degli “Ossi di seppia” e delle “Occasioni” tiene una conferenza al Teatro Carignano di Torino.[…] Il poeta le lancia una battuta, ne segue un invito a desinare nella casa di famiglia della Spaziani,

Si stringe fra i due un fervido rapporto, con un periodo di assidua frequentazione a Milano: sodalizio intellettuale ma anche affettuosa amicizia che forse il poeta avrebbe voluto spingere con decisione verso una stabile relazione sentimentale.

Montale canta la giovane amica in alcune poesie, tra cui nella raccolta “La bufera e altro”(1956), in particolare “Da un lago svizzero, componimento acrostico…
(da “Italiane” op. cit. pag. 270)