SENTIMENTI E POESIA

Destino, amore, malinconia

(da Talent-Scout n.6 – anno 2004)


“E forse che la mia narrazion buia,
qual Temi o Sfinge, men ti persuade,
perché a lor modo lo ‘ntelletto attuia;

ma tosto fier li fatti le Naiade,
che solveranno questo enigma forte
senza danno di pecore e di biade.

Tu nota; e sì come da me son porte,
così queste parole segna ai vivi
del viver ch’è un correre a la morte.

(Dante, Purgatorio, XXXIII, vv 46-54)

“S’egli è pur mio destino
E ‘l cielo in ciò s’adopra
Ch’amor questi occhi lagrimando chiuda,
Qualche grazia il meschino
Corpo fra voi ricopra,
E torni l’alma al proprio albergo ignuda.
La morte fia men cruda
Se questa spene porto
A quel dubbioso passo
Ché lo spirito lasso
Non porìa mai in più riposato porto
Né in più tranquilla fossa
Fuggir la carne travagliata e l’ossa.”

(“Chiare, fresche e dolci acque”, vv 14-26
dal “Canzoniere” di Francesco Petrarca)

VIA
a Palazzeschi

“Palazzeschi, eravamo tre
noi due e l’amica ironia
a braccetto per quella via
così nostra alle ventitré.
Il nome, chi lo ricorda?
Dalle parti di San Gervasio;
Silvio Pellico o Metastasio;
c’era sull’angolo in blu.
Mi ricordo però del resto:
l’ombra d’oro sulle facciate
qualche raggio nelle vetrate,
agiatezza e onorabilità.
Tutto nuovo, le lastre azzurre
del marciapiede annaffiato,
le persiane verdi, il selciato,
i lampioni color caffè;
giardinetti disinfettati,
canarini ai secondi piani,
droghieri, barbieri, ortolani,
un signore che guardava in su;
un altro seduto al balcone
calvo, che leggeva il giornale,
tra i gerani del davanzale
una bambinaia col bebé;
un fiacchere fermo a una porta
col fiaccheraio assopito
un can barbone fiorito,
di seta, che ci annusò;
un sottotenente lucente,
bello sulla bicicletta,
monocolo e sigaretta,
due preti, una vecchia, un lacché.
– Che bella vita – dicesti –
ammogliati, una decorazione
qui tra queste brave persone,
i modelli della città.
Che bella vita, fratello!
E io sarei stato d’accordo;
ma un organetto un po’ sordo
si mise a cantare: Ohi Marie…
E fummo quattro oramai
a braccetto per quella via.
Peccato! La malinconia
s’era invitata da sé.

Ardengo Soffici da “Giornale di bordo” Firenze, La Voce, 1915

Nella foto: Arquà


LA VITA NON E’ UNO SCHERZO

La vita non è uno scherzo
Prendila sul serio
Come fa lo scoiattolo, ad esempio,
Senza aspettarti nulla
Dal di fuori o nell’al di là
Non avrai altro da fare che vivere.
Prendila sul serio
Ma sul serio a tal punto
Che a settant’anni, ad esempio,
Pianterai degli ulivi
Non perché restino ai tuoi figli
Ma perché non crederai alla morte
Pur temendola
E la vita peserà di più sulla bilancia

Nazim Hikmet

 FELICITA’

C’è un’ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.

(Trilussa)