GIORNI NELLA CITTA’
Piazza De Nava
è il ventre di mia madre.
Le mie radici sono tutte qua,
tra la piazza, la chiesa, la mia casa
che da bambina,
nell’afa dell’estate,
mi spegneva la sete.
Negli anni
mi ha cullato il rumore
sempre crescente della vita intorno:
io l’ho vista pulsare,
mi son sentita viva dentro il cuore
della città.
Piazza De Nava, gli alberi
tornano sempre verdi a primavera
nella salita
che porta alla collina.
D’inverno, quando piove,
vedo lo scroscio d’acqua lungo gli angoli
del marciapiede,
– rigagnolo, poi piccolo torrente-
e poi, di notte,
le bianche luci al neon degli uffici
sorti da un gran giardino
dove le gebbie erano colme d’acqua;
più in alto, un terrapieno,
lì c’era una chiesetta
diventata nel tempo
una chiesa solenne,
quasi una cattedrale
viva di volti e voci,
viva, Piazza De Nava, di rumori
che per me sono stati ninne nanne.
Le mie radici sono tutte qua,
tra la piazza, la chiesa, la mia casa..
Tu non strapparmele,
non voglio andare via.
Dici che un mondo intero
è fuori che ci aspetta, basta prendere
un aereo qualunque.
Vivere altrove? Io non lo desidero.
E’ qua il mio mondo,
qua, nella mia città, dove cammino
tra le case, la gente, le vetrine,
sempre le stesse,
ma in ognuna
c’è una parte di me,
delle abitudini, dei giorni,
dei miei giorni felici…
[…..].
Dal volume di poesie
“OGNI COSA HA IL SUO TEMPO” di Rossella Genovese
Pellegrini Editore, Cosenza, 1984 |
LA FORZA, LA LEGGEREZZA
Mi fa sempre compagnia
nel silenzio dei miei giorni
di scenari disadorni
una voce: è la poesia
Una voce che sussurra
che mi parla, che mi aiuta.
Io l’ho sempre posseduta,
Musa, dea, fatina azzurra.
Ed è voce molto forte
se riesce a farmi vivere
se per lei posso sorridere
se dimentico la morte.
Se non colgo l’ironia
malinconica di chi
con sarcasmo parla di
morta e inutile poesia.

Reggio Calabria. Il Castello Aragonese
PIAZZA CASTELLO
L’aria di una piazza di casa mia.
Lampioni quadrati
-non passa il lampionaio-
Un velluto che riconosco
l’asfalto levigato,
luci gialle sulla parete del castello
-peccato, non ci sono più le fate-
Il sonno si leva il cappello
e saluta la notte con un inchino.
Bella, la notte con le sue luci
-gente passare si sente in lontananza-
Amare la vita, bisogna.
Berla.
In un sorso fresco.
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