2) “Le quattro libertà”. E non solo…
In alto, un’immagine dal film “The Royal Weehend” . Titolo originale “Hyde Park on Hudson “ del regista Roger Michell, anno 2013- (dal sito “My Movies.it”)
Già nella Dichiarazione d’indipendenza americana” del 1776 era stato scritto che gli uomini hanno diritto “alla vita, alla libertà, alla ricerca della felicità”. Riprendendo, probabilmente, quel momento storico, ma rapportandolo al contesto del suo tempo, Roosevelt pronunciò, nell’ambito del Congresso, un discorso avvincente.
Era il 6 gennaio 1941, quando parlò delle “quattro libertà”:
- libertà di parola e di espressione,
- libertà di culto,
- libertà dal bisogno,
- libertà dalla paura.
Non erano certo concetti generici, né il presidente era avaro di affermazioni utili a sollecitare emozioni e condivisione. Aveva anche promosso, alla radio, “i discorsi del caminetto” durante i quali si rivolgeva alla popolazione così come avrebbe potuto fare un amico, instaurando un rapporto di stima, di fiducia, di simpatia, suscitando condivisione e consenso.

Con la moglie Eleanor, Roosevelt ebbe un rapporto di fiducia, ma non esitò ad appropriarsi di una più irrinunciabile forma di libertà, quella del cuore, fuori dal contesto di un matrimonio che ormai viaggiava sui binari dell’abitudine.
È nota, infatti, la lunga storia sentimentale intrecciata con una sua segretaria, Lucy Mercer, con la quale visse un amore silenzioso e clandestino, fatto di devozione e di condivisione totale. La donna, molto più giovane di lui, gli rimase al fianco per parecchi anni.
Quando Eleanor, la moglie, si accorse del tradimento, decise di elargirgli il perdono, a condizione che interrompesse quel rapporto clandestino. Lucy fu licenziata, ma la storia non finì. E se anche lei si adattò a sposare un ricco vedovo, alla morte del marito riallacciò il legame con lui, con il presidente. E gli rimase accanto sino alla fine.
Un solo Roosevelt sul Rushmore

“La testa di FDR non è scolpita nella roccia anche perché il monumento del Sud Dakota fu creato quando lui era in carica. Però non c’è dubbio che la maggioranza degli americani lo metterebbe tra i grandi presidenti, forse al pari con Washington e Lincoln. Il primo, infatti, aveva creato gli Stati Uniti, e il secondo li aveva rifondati con la guerra civile. Roosevelt, però, li ha salvati dalle due minacce più gravi della loro storia, e cioè la Grande Depressione del 1929, e l’attacco potenzialmente mortale lanciato dai giapponesi e dai nazisti, alleati dell’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.”
(da “La Stampa”, del 10-4-2012. a cura di Paolo Matrolilli)
UN UOMO DI PAROLA
a cura di Lodovico De Cesare (dalla rivista “Historia”, settembre 1992)
“Fu poco prima di laurearsi che Roosevelt si innamorò di sua cugina (in quinto grado), Anna Eleanor Roosevelt. Lui aveva 22 anni, lei 19… Al matrimonio si oppose, senza successo, la madre di Franklin.
Tutto sempre facile per lui, vissuto nella più dorata, tranquilla, buona società…
Troppo tribolata la vita di lei, che a nove anni era già orfana di entrambi i genitori, crescendo poi, presso i ricchi parenti, malinconica e solitaria.
Eleanor stessa si considerava “un brutto anatroccolo” ma possedeva una contagiosa vitalità… Purtroppo per lei, questo matrimonio non dovette darle molta felicità…
Dopo alcuni anni, iniziarono le numerose infedeltà del marito, al quale lei, però, rimase accanto.”