Sappiamo come si è diffusa, ci domandiamo quando finirà... (di Erregì)

LA PESTE DEL DUEMILA

La Storia ci insegna …

Albert Camus ( 1913-1960)
Albert Camus ( 1913-1960)

Chi ha una certa esperienza del mondo, può andare facilmente a ritroso nel tempo, per cercare parallelismi con eventi “ letali”che hanno costituito veri e propri attentati alla vita degli uomini.

Un esempio, l’avventura, terribile e allucinante, descritta da Albert Camus nel suo romanzo “La Peste”, in cui si legge una storia tragicamente realistica, che si può interpretare anche sul piano della metafora.

Eventi luttuosi, decisamente tragici, hanno messo a dura prova la resistenza degli uomini di fronte a delle autentiche ecatombi.

Chi è dotato di un bagaglio culturale apprezzabile può ritrovare, nei libri, eventi terribili, storicamente accaduti, durante i quali sono state falcidiate migliaia e migliaia di vite umane.

Anche oggi, una pandemia molto grave ha creato e continua a creare dolore, panico, sconforto.
Io la chiamo “La peste del Duemila” e, per una spiacevole associazione di idee, ritorno con il pensiero ai miei studi di letteratura e di storia, che , nel corso del tempo, hanno accompagnato tutte le altre mie esperienze di vita.Ricordo l’opera più famosa di Giovanni Boccaccio, il “Decameron”, che si colloca nel contesto del Trecento, un’opera universalmente conosciuta: un gruppo di dieci giovani, mentre a Firenze infuria la peste, si rifugia in campagna per sfuggire al contagio; per trascorrere piacevolmente il tempo, ciascuno, ogni giorno, racconta una novella.Anche Manzoni, nel suo romanzo, talmente noto da non farci richiamare il titolo, racconta la tragedia della peste a Milano, in un contesto diverso ma ugualmente tragico.E noi, oggi, che cosa possiamo raccontare, della drammaticità a tinte fosche che opprime l’Italia e il mondo intero?

Io la definisco “ La peste del Duemila”.

Osservo– tutti osserviamo– il nostro Paese, la nostra popolazione provata e sofferente, le situazioni in cui si trovano le famiglie, le regole rigorose imposte dal Governo, lo smarrimento della cittadinanza, il diffondersi della tragedia in tutto il mondo.

Ci domandiamo: “Quando finirà?”

Forse sotto il sole caldo di una primavera inoltrata, o nel sole dell’estate, si potrà riprendere un cammino più sereno.

“Per scrivere La Peste, nel 1947, Albert Camus si era immerso nella storia delle pestilenze”, spiega il filosofo Alain de Botton, per raccontare la condizione umana.”
E continua:
“Lo scrittore francese aveva capito che quando si parla di morte non c’è via d’uscita dalla nostra fragilità e che la sofferenza è distribuita in modo del tutto casuale”.
Questa rivelazione non deve portarci alla disperazione, MA a essere migliori e a lavorare con dignità per migliorare le sofferenze di tutti.”

 

Albert Camus—Biografia in breve
( da WIKIPEDIA)

Albert Camus PREMIO NOBEL 1957
(Dréan, 7 novembre 1913 – Villeblevin, 4 gennaio 1960)

Albert Camus (1913-1960) pubblica La peste nel 1947. Uscito pochi anni dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, il romanzo ottiene fin da subito grandi consensi.
La peste si presenta infatti come una riflessione allegorica sul male e sul recente trauma della guerra, che ancora pesano sulle coscienze europee: come il male, la peste non viene mai debellata del tutto, ma resta latente in attesa dell’ambiente propizio a una nuova esplosione.
Anche
La peste, come il precedente romanzo Lo straniero (1942) è ambientato in Algeria, dove Camus, figlio di una modesta famiglia di coloni, era nato e vissuto fino agli anni ‘40, quando, a causa di tensioni politiche, era stato costretto a trasferirsi a Parigi.
Camus muore nel 1960 in un incidente d’auto.