“Il Gattopardo” e la beffa del destino
Ho riletto “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Per una strana associazione di idee, mi sono tornati prepotenti, alla mente, i versi di un poeta dalla vita sregolata e avventurosa, François Villon, vissuto nel quindicesimo secolo. In un suo famoso testo “Ballade des dames du temps jadis”, (Ballata delle dame del tempo passato) aveva scritto: “Mais où sont les neiges d’antan?”» “Ma dove sono le nevi di un tempo?”
Villon si riferiva alla bellezza femminile, ma la metafora può risultare efficace anche se non riguarda la pelle nivea delle giovani donne, ma il succedersi delle varie epoche: dove sono finiti i grandi personaggi di un tempo?
La nostalgia per il passato trova legittimazione in coloro che sono delusi dal momento storico in cui vivono: un sentimento che non è poi così raro. Il romanzo “Il Gattopardo” probabilmente, è stato dettato da questo senso di nostalgia delle cose perdute, anche a causa di cambiamenti epocali non condivisi.
Il Principe Giulio Fabrizio di Lampedusa, realmente esistito, ha ispirato a Giuseppe Tomasi, del quale era bisnonno, la figura di Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, che appare, nel testo narrativo, come l’ultimo rappresentante di una classe sociale destinata alla decadenza. «Ho capito benissimo, voi non volete distruggere noi, i vostri “padri”. Volete soltanto prendere il nostro posto» (op. cit. pag 55)”
Tempi nuovi, ma gestibili, per chi accetta il cambiamento,.. “Bisogna che tutto cambi perché tutto resti uguale” afferma Tancredi, nipote del Principe. Tomasi, autore del best-seller, ripercorre, nel romanzo, un pezzo di storia della sua famiglia dall’anno 1860 al 1910. In una lettera al barone Enrico Merlo di Tagliavia, datata 30 maggio 1957, egli scrive: “È superfluo dirti che il “Principe di Salina”[…] è il mio bisnonno: ogni cosa è reale: la statura, la matematica, la falsa violenza, lo scetticismo, la moglie, la madre tedesca, il rifiuto ad essere senatore” (op. cit, pag 9)

Cugino del poeta Lucio Piccolo, Tomasi, recatosi con lui a San Pellegrino Terme in occasione di un premio letterario, viene a contatto con i poeti più significativi del tempo (anno 1954: presenti tra gli altri, Emilio Cecchi, Leonida Repaci, Ungaretti, Montale): l’occasione rafforza la sua motivazione alla scrittura. Persona colta, riservata, una vita di studi e di viaggi all’estero, egli ripercorre un intero contesto storico, scrivendo a mano, su fogli di quaderno, al tavolino di un caffè, a Palermo.
L’opera, dattiloscritta viene inviata a due noti Editori, ma viene rifiutata. Tomasi, colpito da un grave male, scompare nel 1957. Nel 1958 il romanzo verrà pubblicato da Feltrinelli per interessamento di Giorgio Bassani. Da allora, “Il Gattopardo” è stato diffuso, ed è conosciuto, in ottanta Paesi del mondo: un’autentica beffa del destino.