
Jan Vermeer, veduta di Delft.1660-1661.
Olio su tela,cm 98×117,5. L’Aja, Mauritshuis
“Vermeer, pittore dell’anima, del silenzio e della luce, ha saputo cogliere l’alito magico, profondo ed intimamente umano delle attività di tutti i giorni. I rapporti con vari artisti dell’epoca lo inducono ad abbandonare, a partire dal 1656, i soggetti elevati delle prime opere e ad affrontare temi più comuni, nei quali tuttavia individua una vena nuova. Nascono così capolavori memorabili, frutto di una tecnica paziente e raffinatissima, in cui i ricordi della pittura fiamminga del Quattrocento, specie nell’uso della luce e nel valore dato a ogni minimo particolare, si fondono con un aggiornato sguardo sull’arte dell’epoca. Una vita senza momenti epici: figlio di un locandiere, un’esistenza breve, una lunga serie di figli, incarichi all’interno della corporazione di pittori di Delft, brevi viaggi nei dintorni. Nessuna committenza ufficiale, rapporti solo sporadici con l’estero, pochissime date sicure per le opere, la cui cronologia è molto complessa. Vermeer non si limita alla descrizione di ciò che vede, ma cerca e trova la vita nascosta, l’anima delle cose e delle persone. Il grande e poetico maestro ferma le immagini in un silenzio sospeso, in un attimo bloccato nel fluire del tempo, in un raggio di luce che trascorre. Con una dolcezza infinita e insieme con una profondità senza precedenti, Vermeer raccoglie i fremiti nascosti di uomini e donne, cavalieri e ragazze, donne d’alto rango e semplici servette”. (1)
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Studio di Delft, olio su tela, cm 53,5 x 43,5, 1658.
Riiksmuseum, Amsterdam.
(Oggi l’edificio ospita, in onore del pittore, il Centro Vermeer)

Jan Vermeer, “La lattaia”, 1658 circa.
Olio su tela, cm 45,4 x 41.
Rijksmuseum, Amsterdam
(1) Jan Vermeer, Delft (1632-1675) (Da “Il Barocco: 1600-1770: L’Arte Europea da Caravaggio a Tiepolo – a cura di Francesca Castria Marchetti, Rosa Giorgi, Stefano Zuffi. Editore Mondadori, 2004, pagina 392)
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