Dal libro al film nel romanzo “Il postino” di Neruda
“Divenir del mondo esperto” era l’ambizione del mitico Ulisse: una sfida impossibile, le Colonne d’Ercole erano insuperabili. Oggi l’uomo va alla conquista dello spazio: da lì, la Terra è un punto lontano, un piccolo corpo celeste nel sistema solare, e non si può escludere che pianeti ancora sconosciuti ruotino nell’Universo, lontani da noi anni-luce. Ma il Cile non è un Paese lontano: nel nostro mondo globalizzato tutte le destinazioni sono raggiungibili. Facciamo continui “viaggi di scoperta” dentro di noi, e fuori di noi, attraverso la scienza, la letteratura, le immagini. Nel nostro percorso “Letteratura e Cinema.
Dal romanzo al film”, ci soffermiamo qui brevemente sul testo narrativo “Il Postino di Neruda” di Antonio Skarmeta, scrittore cileno, e su alcuni contenuti del film “Il Postino”, regia di Michael Radford e Massimo Troisi.
Attori protagonisti, lo stesso Troisi, Maria Grazia Cucinotta, Philippe Noiret nei panni di Neruda. Libro e film, entrambi, arricchiscono la nostra sensibilità e la nostra cultura, ci portano a riflettere su“pezzi” del nostro mondo e della storia, ci abituano all’uso di un linguaggio non banale né povero. Anche attraverso le metafore.
Che cos’è esattamente la metafora?
È un traslato, un linguaggio figurato, fatto di inconsueti paragoni in cui manca il “come”:.. Antonio Skarmeta, scrittore raffinato e ironico, ne fa la celebrazione attraverso la parola del poeta Neruda, che spalanca le suggestioni della poesia al giovane “postino” Mario Jimenez .
“Un povero splendido poeta, il più grande e atroce dei disperati, scrisse questa profezia: “All’alba, armati di ardente pazienza, entreremo nelle città splendide”. Io credo in questa profezia di Rimbaud, il veggente. Io vengo da un’oscura provincia, da un paese che la geografia ha separato di netto dagli altri.
Fui il più derelitto dei poeti, e la mia poesia fu regionale, dolorosa e piovosa. Ma ho sempre avuto fede nell’uomo. Non ho mai perso la speranza…
L’intero avvenire è espresso nella frase di Rimbaud: “soltanto con ardente pazienza conquisteremo la splendida città che darà luce, giustizia e dignità a tutti gli uomini”. (da “Il Postino di Neruda”, pag 94- Garzanti, 1989).
“Ardiente paciencia”, è, infatti, il titolo originale del romanzo di Antonio Skarmeta.
La pazienza “ardente” – suggerita dai versi del veggente Rimbaud – è sottolineata da Skarmeta, quando riporta nel suo romanzo il discorso di Stoccolma, in occasione del Nobel a Neruda.

Storia e invenzione sono spesso i due cardini su cui si sviluppano i testi narrativi.
Nel caso di Skarmeta, una felice intuizione, quella di coniugare questi due elementi:collocando gli eventi ad Isla Negra, poco distante da San Antonio, a circa trecento chilometri da Santiago.
Personaggio principale del romanzo è Mario Jimenez, giovane pescatore che non amando il suo mestiere, accetta di svolgere un modesto lavoro come postino.
Nel povero villaggio di semianalfabeti, dove Mario vive,riceve posta soltanto Neruda, che possiede una villetta a strapiombo sul mare.
Il poeta, inizialmente scorbutico con Mario, diventerà presto un mentore per il giovane postino: lo educherà alla poesia, lo incoraggerà nella storia d’amore con Beatriz, gli suggerirà le metafore più ardite.
Il romanzo descrive la vita modesta dei pescatori in un contesto che verrà sconvolto, alla fine, da eventi tragici, non del tutto nuovi per il Cile: la caduta del Presidente Allende e la dittatura di Pinochet.
Tutto si conclude con l’amarezza di Mario. Neruda, dopouna lunga assenza, ritorna ad Isla Negra, ma è gravemente ammalato. Il postino lo supplica: “Non muoia, maestro”.
Ma la “fine”, intesa in senso assoluto, è imminente.
E arriverà anche per soffocare l’anelito alla libertà del popolo cileno che dovrà subire lunghi anni di dittatura: Il filo della narrazione si sviluppa nello sfondo di una suggestiva località di mare, modesta per il tenore di vita dei pescatori, ma ricca di umanità e di valori legati alla solidarietà tra gli uomini.
La storia d’amore tra Mario e Beatriz viene rappresentatada Skarmeta con uno stile piacevole, ironico,efficace: lo scrittore si diverte, quasi, a giocare con un linguaggio talvolta minimalista, con l’ironia, e soprattutto, con le … metafore. Come Neruda, è evidente.
Una “pazienza” riferita allo stato d’animo di chi vorrebbe conquistare finalmente, per tutti gli uomini del mondo, l’ideale irrinunciabile di uno splendore che possa dissipare opprimenti tenebre.