“BISOGNA COLTIVARE IL PROPRIO GIARDINO”
Un testo originale, ironico, quasi divertente, se le peripezie del protagonista, Candide, non lasciassero temere il peggio ad ogni pié sospinto.

Un libro da leggere e rileggere, il Candide”, che quasi disorienta il lettore per un groviglio di avvenimenti esilaranti, surreali, narrati con una forte carica di ironia e, solo in apparenza, carenti di logica. Sembra che l’eclettico Voltaire si sia voluto divertire delineando cerchi concentrici, uno dentro l’altro, nella narrazione delle incredibili avventure vissute dal protagonista in una girandola di esperienze drammatiche, sfortunate, rischiose, per ogni “viaggio” compiuto in condizioni di pericoli sconosciuti ed imminenti .
Ma la “fabula”ha un intreccio insolito e talvolta divertente, specie per il lettore disincantato, esperto di viaggi metaforici e di situazioni esilaranti.
Candide è descritto da Voltaire come “un giovane a cui la natura aveva fatto dono dei modi più squisiti. L’aspetto annunciava l’animo suo.
Al retto giudizio univa la semplicità di spirito e per questo, credo, lo avevano soprannominato Candido”.
Nell’incipit del romanzo il giovane si trova nel castello di Thundez-ten-tronckh, dove vive anche Cunegonda, 17 anni, “signorina estremamente bella, di un colorito acceso, fresca, carnosa, desiderabile”.
Altro ospite del castello è Pangloss, che insegna la metafisico-teologo–cosmologia , ed è il più grande filosofo della provincia “e di tutta la terra”; Candido, però, viene cacciato dal “paradiso” ed andrà incontro ad una lunga serie di disavventure, vissute nel corso di un viaggio che gli darà l’occasione di sperimentare situazioni incredibili in alcuni Paesi tra i più lontani del mondo.
Le coordinate di tempo e di luogo non sono certo rispettate e spesso le vicende dei protagonisti, Candido, Cunegonda, Pangloss, (“il più grande filosofo della provincia e di tutta la terra”) appaiono completamente svuotate dalla logica del viaggio di formazione, che il lettore ritrova sempre tra le righe.
Un testo, alla fine, serio, solo apparentemente comico.
(Viene in mente all’improvviso “l’uscita” di Palazzeschi “E lasciatemi divertire!”)
Candido fugge, cacciato dal “paradiso terrestre”.
Le sue peripezie sono incredibili..Il giovane compie esperienze spesso drammatiche.

Arriva tra iBulgari, fugge in Olanda, nella rada di Lisbona rivede Jacques, il suo benefattore che lo salva da un naufragio, incontra una vecchia che gli racconta la sua storia, finisce in Paraguay, arriva in Eldorado e a Suriname, ritorna sulle coste della Francia, poi giunge a Bordeaux,, sbarca in Inghilterra, fa tappa a Venezia, a Costantinopoli.
Finalmente incontra Cunegonda, ormai brutta, ma decide di sposarla ugualmente.
Quello che conta è “coltivare il proprio giardino”.