Il messaggio del “Candide” di Voltaire - a cura di Erregì

“BISOGNA COLTIVARE IL PROPRIO GIARDINO”

 

Un testo originale, ironico, quasi divertente, se le peripezie del protagonista, Candide, non   lasciassero temere il peggio  ad ogni pié sospinto.

Voltaire
Voltaire Pseudonimo di Francois- Marie Arouet,(Parigi 1694-1778), scrittore e filosofo francese. “Seppe far fruttare, come molti appartenenti alla nascente e sempre più prospera e attiva borghesia del tempo, i suoi capitali. Oppose, in modo fiero e altero, ad una aristocrazia parassitaria, sterilmente tronfia della propria nobiltà e viziata con privilegi non meritati, la propria indipendenza economica. Rispetto al passato, anche il ruolo del letterato mutò nel Settecento. Gli scritti non erano più destinati unicamente a pochi privilegiati,ma toccavano un pubblico decisamente più vasto. Le nuove idee agivano come un vero fermento presso i lettori.      ( In “ Candide, ovvero l’ottimismo” Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 2001)                                                                                                                                                                                                                   “Giacché , dopotutto, se non foste stato scacciato da un bel castello a calcioni nel sedere per amore della signorina Cunegonda, se non foste stato sottoposto all’Inquisizione,  se non aveste percorso l’America a piedi, se non aveste dato un bel colpo di spada al barone… non sareste qui a mangiare pistacchi”. “Ben detto– rispose Candide– ma bisogna coltivare il nostro giardino” ( op. cit., pag 123)

Un libro da leggere  e   rileggere,  il Candide”, che  quasi disorienta  il lettore per un groviglio di avvenimenti  esilaranti,    surreali, narrati  con una forte carica di ironia e, solo in apparenza,  carenti  di logica. Sembra  che l’eclettico Voltaire  si sia voluto divertire delineando cerchi concentrici, uno dentro l’altro,  nella narrazione delle  incredibili avventure  vissute dal protagonista in una girandola di   esperienze  drammatiche,  sfortunate, rischiose,  per ogni “viaggio”  compiuto  in condizioni di   pericoli sconosciuti ed imminenti .

Ma la “fabula”ha un intreccio insolito e talvolta divertente, specie per il lettore disincantato, esperto di viaggi metaforici e di situazioni    esilaranti.
Candide è descritto da Voltaire come “un giovane a cui la natura aveva fatto dono dei modi più squisiti. L’aspetto annunciava l’animo suo.
Al retto giudizio univa la semplicità di spirito e per questo, credo, lo avevano soprannominato Candido
”.

Nell’incipit del romanzo  il giovane si trova nel castello di Thundez-ten-tronckh, dove vive anche Cunegonda,  17 anni, “signorina estremamente bella, di un colorito acceso, fresca, carnosa, desiderabile”.

Altro ospite del castello è Pangloss, che insegna la metafisico-teologo–cosmologia , ed è  il più grande filosofo  della provincia “e di tutta la terra”; Candido, però, viene cacciato dal “paradiso” ed  andrà incontro ad una lunga serie di disavventure, vissute  nel corso di un viaggio  che gli darà l’occasione di sperimentare  situazioni incredibili  in alcuni  Paesi  tra i più lontani del mondo.

Le coordinate di tempo e di luogo non sono certo rispettate  e spesso le vicende  dei protagonisti, Candido, Cunegonda, Pangloss, (“il più grande filosofo della provincia e di tutta la terra”) appaiono completamente svuotate dalla logica del viaggio di formazione, che il lettore ritrova sempre tra le righe.
Un testo, alla fine, serio, solo apparentemente comico.
(Viene in mente all’improvviso “l’uscita” di Palazzeschi “E lasciatemi divertire!”)

Candido fugge,  cacciato dal “paradiso terrestre”.

Le sue peripezie sono incredibili..Il giovane compie esperienze spesso  drammatiche.

Il Castello di Voltaire a Ferney

Arriva tra iBulgari, fugge in Olanda, nella rada di Lisbona  rivede Jacques, il suo benefattore che  lo salva da un naufragio, incontra una vecchia che gli racconta la sua storia, finisce in Paraguay, arriva in Eldorado e a Suriname, ritorna sulle coste della Francia, poi giunge a Bordeaux,, sbarca in Inghilterra, fa tappa  a Venezia,  a Costantinopoli.

Finalmente incontra Cunegonda, ormai brutta, ma decide di sposarla ugualmente.

 Quello che conta è “coltivare il proprio giardino”.