Anch’io dietro le bandiere rosse
Un intellettuale di grande impegno e di grande umanità scomparso recentemente, ha lasciato un vuoto profondo non solo in chi lo ha conosciuto e stimato, ma anche in chi ha comunicato con lui attraverso le sue opere. Qualche mese prima, un incontro fortuito in libreria con quest’uomo eccezionale, innamorato dei libri e desideroso di migliorare il mondo attraverso il suo impegno di uomo e di scrittore, oltre che di politico militante. Un po‘ pallido, ma pur sempre con l’aspetto di un vecchio leone. Erregì |

La sera del 26 luglio li, sul palco eretto presso la “Luna ribelle” al lido di Reggio Calabria, seduto tra tanti “fascisti”, alcuni dei quali suoi vecchi amici ed altri appena conosciuti, cominciò esattamente così un intervento che si doveva poi rivelare come poderoso e coraggiosamente esplicito: “Premetto che io comunista non provo alcun disagio a sedere su questo palco da uomo libero tra tanti altri uomini liberi di diverso, ed opposto al mio, orientamento politico“. Era la prima manifestazione organizzata dalla lista “Scopelliti presidente” per discutere sul tema quanto mai attuale a Reggio Calabria della “DEMOCRAZIA SOSPESA”. A pronunciare quella frase, a voce piena e robusta, Pasquino Crupi, amico indimenticato ed indimenticabile di mille e mille battaglie politiche.
Cominciammo presto, noi due, le nostre battaglie politiche e le nostre rispettive militanze su opposti fronti ideali; io finivo il liceo lui lo cominciava; io “pericoloso agitatore” di destra, fascista, Presidente della Giovane Italia di allora, organizzazione studentesca parallela al vecchio MSI, lui, Pasquino, membro della Giovanile Comunista. Le nostre strade si incrociarono spesso, le nostre organizzazioni si scontravano quasi quotidianamente in piazza, la nostra amicizia si cementava, comunque, tra tanti scontri. Il rispetto dell’uno verso l’altro non venne mai meno. Per alcuni anni ci perdemmo di vista, lui continuava sempre a studiare, io andavo fuori a lavorare al Banco di Napoli avendo vinto un difficile concorso. Avete presente la canzone di Gino Paoli, “eravamo 4 amici al bar che volevano cambiare il mondo”? Bene, io e Pasquino eravamo due di loro! Poi io in banca, lui, Pasquino a studiare ed insegnare. Ma il desiderio dell’impegno politico era sempre forte, e ci ritrovammo di nuovo, l’uno di fronte all’altro, a combattere su fronti opposti e contrapposti. Ma la nostra amicizia crebbe e diventò, addirittura, amicizia familiare. Anche le nostre mogli, Rina e Teresa, diventarono amiche e non di rado cenammo insieme. Noi personalizzavamo la possibilità di essere ad un tempo fieri avversari e dolci amici. Entrai anche in qualcuno dei suoi libri; ero, evidentemente, nei suoi pensieri. Divenni uno dei personaggi importanti del suo libro “ROSSI DI SERA” proprio al capitolo intitolato “uomini d’acciaio” riferito ai suoi compagni della sezione bovese dell’allora PCI , ma anche al fascista Renato Meduri che il giorno dopo avrebbe dovuto comiziare a Bova in una piazza che loro, i “rossi di sera” avrebbero dovuto presidiare per evitare la vergogna di un comizio fascista.

Poi il comizio si tenne e non mancarono scontri e contestazioni anche violente, ma l’amicizia tra il “rosso”e il “nero” sopravvisse anche a quella prova. Era la campagna elettorale per le elezioni politiche del 1972. Quanti altri incontri, scontri, convegni, bevute in bettole, cene con le famiglie, confronti serrati, quanta amicizia sino a quel recente 26 luglio in cui seduti l’uno accanto all’altro, ci confrontammo ancora, ma questa volta senza scontrarci: infatti questa volta i due grandi amici, i due fieri avversari, erano entrambi schierati a difesa della democrazia e della libertà, libertà all’insegna della quale, ognuno con le sue convinzioni, avevamo lottato tutta la vita.
Politicamente ebbi più fortuna di lui che, come tutti i grandi pensatori e studiosi, non riusciva a raggiungere incarichi politici importanti che avrebbe saputo onorare meglio di tanti altri. Troppa invidia, troppe gelosie tra i suoi sodali lo tenevano in una sorta di isolamento che lo bloccava tutte le volte che sembrava poter volare.
Ma giunse triste il martedì 26 agosto ed il momento di dovergli dare l’estremo saluto; “l’uomo d’acciaio” aveva perso la sua ultima battaglia contro il cancro; lo avevo visto ancora una volta il giorno prima della sua morte lottare ancora come un leone, il leone che era. Era il momento dei funerali, dell’estremo saluto al più importante, al più noto, al più caro, al più (da me) amato dei “ROSSI DI SERA” che partiva per il suo più lungo viaggio. Si formò il corteo funebre, tantissime persone tanti amici, tanti compagni e tre meravigliose bandiere rosse con falce e martello. Ma c’era anche un FASCISTA che dopo avere per tanti anni fronteggiato le bandiere rosse e magari bastonato (o tentato di farlo) coloro che le sventolavano oggi, invece, le seguiva rispettosamente in corteo e mischiato a qualche “rosso di sera” sentiva nella sua mente risuonare la musica e il canto di “bandiera rossa” e della “internazionale” e si riscopriva improvvisamente a canticchiare le parole dentro di sé.
In tuo onore Pasquino, con amore e senza alcun disagio!
Noi pellegrini sulla terra, sia che abbiamo una mentalità laica, sia che sentiamo una forte adesione al pensiero religioso, non possiamo non subire il fascino e la suggestione delle problematiche sul trascendente e sul divino.
Trascriviamo qui accanto un testo poetico di Rainer Maria Rilke che affascina per la forza dei sentimenti che evoca. E’ bello pensare ad una forza soprannaturale che governa il mondo, soprattutto quando si perde una persona cara.
Da “Il libro del pellegrinaggio”
di Rainer Maria Rilke ( 1875– 1926)
Spegnimi gli occhi, ed io Ti vedo ancora;
rendimi sordo, e sento la Tua voce;
mozzami i piedi, e corro la tua strada;
senza favella, a te sciolgo preghiere.
Dirompimi le braccia, ed io Ti stringo
col cuore mio, fatto ,repente, mano.
Se fermi il cuore, batte il mio cervello;
ardi anche questo: ed il mio sangue, allora
Ti accoglierà, Signore, in ogni stilla.