3) Il New Deal, una rivoluzione pacifica
“Sabato 4 marzo 1933, quando Roosevelt prestò giuramento, l’atmosfera che circondava il cambiamento di governo era paragonabile a quella di una capitale assediata.”.
Quali parole pronunciò il nuovo Presidente nel contesto del suo insediamento?
“Il popolo degli Stati Uniti esige che si agisca energicamente e immediatamente. Ha chiesto ordine e disciplina sotto un capo e ha scelto me a strumento di questo desiderio…” …Può accadere che la necessità di agire in condizioni così anormali, esiga che per un certo tempo ci si allontani dal normale equilibrio di governo.

Io sono pronto, quindi, nell’ambito dei miei obblighi costituzionali, a propugnare tutte quelle misure di cui necessita un popolo che soffre…” (Si riferiva alla Grande Depressione scoppiata nel 1929)
(in “Franklin Delano Roosevelt – Dal New Deal a Yalta” – di Giorgio Vitali, Mursia Editore, 1991– pagina 43)
Ancora, nella stessa opera, si legge:
“I provvedimenti proposti dal presidente si susseguirono a un ritmo frenetico, alterando quell’equilibrio fra potere legislativo ed esecutivo che era stata l’idea basilare di Jefferson” (op. cit., pag 45)
In sintesi, tra i provvedimenti più importanti:
- Al presidente venne consentito di riaprire le banche a piacimento e di stabilire un controllo statale.
- Vennero ridotte le spese governative, per portare il bilancio in pareggio. Una legge sull’economia attribuiva all’esecutivo pieni poteri per la riduzione degli stipendi federali e parlamentari e di reduci di guerra.
- Venne apportata una modifica del “Volstead act” per permettere l’uso della birra e dei vini leggeri (contro il proibizionismo)
- Venne finanziata una grande serie di opere pubbliche per combattere la disoccupazione.
Che cosa scrive ancora Giorgio Vitali? (op. cit. pag. 45)
“Nella sua attività febbrile Roosevelt riuscì ad instaurare un nuovo modo di governare. Il potere gli piaceva, la politica lo divertiva, ma ancor più dell’attività legislativa l’affascinava il contatto con la gente e lo lusingava la popolarità.
Per questo si servì dei giornali e si preoccupò di entrare nelle case attraverso la radio.
Deciso a stabilire rapporti cordiali con i giornalisti, si affrettò a convocare una conferenza stampa e si rivolse all’uditorio con un atteggiamento amichevole e franco.
La vecchia volpe aveva conquistato il favore del Quarto Potere.
(op. cit., pag 46.)
Inoltre, “Attraverso “le conversazioni accanto al caminetto, Roosevelt ottenne dagli americani un consenso ancora maggiore: aveva raggiunto lo scopo di rassicurare i cittadini”
Aveva realizzato, attraverso le iniziative intraprese, una rivoluzione pacifica.

“LA POLIO NON FERMA LA STORIA”
(da “Pazienti Illustrissimi – di Luciano Sterpellone- Antonio Delfino Editore,1985- Alcuni estratti dalle pagine 181-191)
“Il picchetto d’onore, la banda pronta per suonare l’inno americano, i generali dell’Armata Rossa in alta uniforme, attendono accanto a Stalin che dall’aereo fermo dalle 12,10 sulla pista dell’aeroporto di Saki scenda il Presidente degli Stati Uniti d’America, accompagnato dalle quattrocento persone del suo seguito. Tra poco Stalin, Churchill e Roosevelt si recheranno a Yalta, sulla costa del Mar Nero: debbono decidere il futuro assetto dell’Europa e del mondo..
È il 3 febbraio 1945. […]
– 11 febbraio 1945: alle 15,45 la Conferenza è ufficialmente conclusa. In attesa del concerto serale, che la banda musicale della flotta del Mar Nero si appresta ad offrirgli, e prima di partire per Sebastopoli, Roosevelt si ritira nella sua stanza, sfinito, per un breve riposo.
“Non ha più il fisico della sua potenza” commenta Churchill.
Roosevelt è atteso per il concerto.
Ma dall’incrociatore Catoctin scenderanno soltanto la figlia e il dottor MacIntire. Il presidente non se la sente proprio. È stanco, sfinito.
Gli restano appena sessanta giorni da vivere.
29 marzo 1945: Warm Spring, la località che Roosevelt ha conosciuto poco dopo aver perduto l’uso delle gambe in seguito alla poliomielite, è diventata una stazione termale, molto frequentata. È stato lo stesso Presidente a potenziarla, e ad allargarne la fama, con cospicui contributi anche personali. Ma se la prima volta aveva una battaglia da vincere con tutta la forza della sua volontà e della sua giovinezza, ora non ha più forza né voglia di vivere[…]
Quando il dottor Bruenn lo visita alle 9,20 del 12 aprile, Roosevelt avverte un leggero mal di testa… Alle 13,30 il mal di testa diventa tremendo.[…]
È l’ultimo giorno di vita di un grande presidente.