1) Una volontà di ferro

“Questo è il momento di dire la verità, tutta la verità, liberamente e seriamente. Lasciate che io esprima la ferma convinzione che la sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa… Il terrore senza nome, irrazionale, ingiustificato…” (in: “Franklin Delano Roosevelt, Dal New Deal a Yalta” di Giorgio Vitali. Mursia, 1991 – pag 42)
Parole inusuali, improntate a un grande atteggiamento di sicurezza, pronunciate da un presidente appena eletto alla guida degli Stati Uniti d’America. Il giuramento era avvenuto il 4 marzo 1933 Non un giorno qualunque, visto che il Paese era entrato da qualche tempo in una crisi economica senza precedenti; né il nuovo presidente era un uomo politico qualunque, visto che avrebbe goduto della fiducia degli elettori per quattro mandati. Parlava di paura, Roosevelt. Perché?
Si apprestava a prendere in mano le sorti del suo Paese,in un momento difficile e preoccupante. Era non solo necessario, ma indispensabile, armarsi di ottimismo: nacque così la politica economica del New Deal, il Nuovo Corso, “un grande programma di investimenti pubblici – i cui effetti, però, sono ancora oggi discussi” (Paolo Matrolilli, su “La Stampa” 10-4–2012,).
Inoltre, tutto questo avveniva quando anche il percorso esistenziale del presidente aveva preso una piega drammatica: la sua vicenda umana sarebbe stata dura e difficile se egli non l’avesse affrontata con grande fiducia. Di famiglia benestante, Franklin Delano Roosevelt aveva studiato fino all’età di quattordici anni con istitutrici private, apprendendo con facilità due lingue straniere, francese e tedesco. Poi altri corsi di studio, l’università, la laurea, il lavoro, il matrimonio con Eleanor, nipote di Theodore Roosevelt.
Franklin D. R. sembrava avviarsi ad un’esistenza brillante. Non fu un qualunque incidente quello che gli occorse quando, “caduto accidentalmente in acqua” (Giorgio Vitali, op. cit., pag 29) dalla sua barca a vela, provò un senso di gelo: nessuno, tantomeno egli stesso, diede importanza all’episodio”. Tornato a casa, però, sentì dei lunghi brividi: la gamba sinistra era come paralizzata.
Sopraggiunse la febbre ed anche l’altra gamba restò inerte. (“G. Vitali, op. cit. pag. 29).
I medici diagnosticarono: poliomielite. (Oggi alcuni esperti ipotizzano che si trattasse di “Sindrome di Guillaine-Barré”). Gli effetti della malattia furono sapientemente nascosti durante quattro mandati presidenziali”. Come? Con accorgimenti utili a minimizzare il grave handicap: Roosevelt riusciva a rimanere in piedi grazie a delle protesi di ferro.
Ma di ferro, il presidente, aveva, soprattutto, la volontà. Non si arrese alla malattia, ma addirittura, con determinazione, decise di sfidare il destino. E ci riuscì.
NEW YORK, 1929/ Nasce il MoMA
“Che cos’è il Museum of Modern Art? […] Per alcuni il MoMA è un luogo amato, un santuario nel cuore di Manhattan. Per altri è un’idea incarnata dalla sua collezione e amplificata dal calendario delle mostre temporanee. Per altri ancora il MoMA è un laboratorio di conoscenza, un luogo dove l’arte più interessante e difficile del nostro tempo può misurarsi con i capolavori di un recente passato.
The Museum of Modern Art è tutto questo e molto altro ancora. Ma il sogno dei suoi fondatori già nel 1929 e da allora il sogno di tutti i suoi sostenitori… è sempre stato che un giorno tutti i suoi infiniti significati e le sue potenzialità possano raggiungere una sorta di equilibrio perfetto.”
(Dall’Introduzione a “MOMA Highligts” – 350 opere del Museum of Modern Art New York”- a cura di Glenn D. Lowry – catalogo 2008, pag 16.)