1) Con il linguaggio del corpo
“(La Duse) … arricchisce le sue performances con tutto ciò che si esprime a prescindere dalla parola. Di solito, recita davanti a un pubblico di cui ignora la lingua e viceversa, avvalendosi perciò di un sistema di segni mimico-gestuali comprensibile ad ogni latitudine… Dirimente, per il successo, è la notorietà del cartellone… Non si va a vedere che cosa si rappresenta, ma come lo si rappresenta: ciò che amplia i margini dell’interprete a discapito delle opere… Gli spettatori dei più diversi Paesi, dalla Russia all’America, escono dal teatro persuasi di avere udito il proprio idioma nelle fonazioni della sua voce compenetrata dall’espressività del volto e del corpo. Appunto per esprimersi con il corpo intero, Eleonora ha abolito busti e crinoline, all’avanguardia nell’indossare morbide tuniche…”

Un’interessante pubblicazione di Annamaria Andreoli ci porta sulla ribalta del teatro, in uno spaccato di vita, con dettagli che è impossibile leggere sui libri di Storia.
Si tratta di una ricerca vasta e interessante su Eleonora Duse, attrice molto nota in un contesto lontano, quello compreso tra “il secolo lungo” e il “secolo breve”. Il rapporto più importante, forse, della sua vita, quello con Gabriele D’Annunzio, fu “consumato” in circa dieci anni (1894-1904) e si esaurì per una rivalità bruciante con un’altra attrice, Irma Gramatica, che aveva soppiantato la Duse nella rappresentazione di un testo teatrale dannunziano “La Figlia di Iorio”.
Eleonora era nata da attori girovaghi e piuttosto modesti, che le avevano insegnato a leggere e a scrivere.
“Non ha mai padroneggiato ortografia, grammatica, punteggiatura. E non conosce altra sintassi che il ritmo del respiro”… (in “Più che l’amore” – op. cit., pag. 50)
Altro dettaglio: “Indizio della determinazione all’indipendenza è lo sberleffo di lei, non nuova alle bravate: sul palcoscenico si slaccia il corsetto e mostra il seno nudo agli spettatori… […] le mire artistiche, unite al denaro guadagnato, la allontanano via via dalla morale borghese, all’ordine del giorno nella drammaturgia che interpreta…” (op. cit., pag. 66). La sua disinvoltura nei rapporti amorosi è dimostrata anche dalla “clandestinità blindata” del suo legame con Arrigo Boito, solido, prima, durante e dopo la storia con Gabriele D’Annunzio.
Certamente, i canoni dell’amore non cambiano nel tempo. E comunque, la biografia di Eleonora Duse è una continua sorpresa, anche se le vicende umane dell’attrice, così come balzano prepotenti dalle pagine, non suscitano simpatia, almeno nell’immediato. La Duse non era colta, eppure conosceva a memoria i testi teatrali che recitava; non conosceva le lingue straniere, eppure si sottoponeva a viaggi estenuanti per raggiungere le platee di tutto il mondo. Se non parlava le lingue straniere, parlava, però, il linguaggio del corpo. Non era bellissima, il suo fascino naturale derivava dalla sua stessa presenza sulla scena. Non godeva di ottima salute. Tutt’altro. Aveva crisi di emottisi molto frequenti, le superava, con l’assistenza di medici esperti, e continuava a recitare.

Gesualdo Bufalino, in tempi a noi più vicini, ha scritto di una “diceria dell’untore”. La Duse non temeva questa diceria, ed evidentemente non la temevano i suoi partner. Nemmeno D’Annunzio.
Come si legge, ancora, nel libro dell’Andreoli, la Duse sperimentò in teatro… “il bacio sulla bocca”… Una sorpresa, per il pubblico. Eleonora era anche un’antesignana.
Infine, un dettaglio sorprendente: “Di solito, recita dinanzi ad un pubblico di cui ignora la lingua, avvalendosi di un sistema di segni mimico-gestuali comprensibili ad ogni latitudine… Non si va a vedere che cosa si rappresenta, ma come si rappresenta. E la Duse si rivela tanto abile che gli spettatori dei più diversi paesi, dalla Russia all’America, escono dal teatro persuasi di aver udito il proprio idioma nelle fonazioni della sua voce compenetrata dall’espressività del volto e del corpo. (op. cit., pag. 48)